“UNA VITA NON BASTA” by Flaviano Brutto
“UNA VITA NON BASTA” ….. my new romance !!!
Secondo la teoria dell’immortalità dell’anima e della reincarnazione questo nostro mondo non è che un palcoscenico sul quale le anime rappresentano varie vite.
Questo mio nuovo romanzo racconta la storia di un’anima e delle sue entrate e uscite di scena.
Un raggio di sole filtra dalla persiana e picchia proprio sul viso di Silvia. Socchiude gli occhi ed ancora assonnata da un’occhiata all’orologio che ha al polso:
“Cavoli ! Son già le 10 !!”
Stiracchiandosi e godendosi quegli attimi di torpore prima di decidersi a lasciare quel fantastico letto, si rende conto, tastando l’altra metà del letto, di essere sola.
“Ma dov’è ??” si domanda.
Si alza, spalanca le persiane e, come sempre, non può fare a meno di restare li, incantata, ad ammirare il paesaggio, quella campagna, verde, lussureggiante, che con i suoi dolci pendii si estende a vista d’occhio tutt’intorno, sotto un cielo azzurro, limpido, senza una nuvoletta e con un sole caldo.
Il paesaggio è sempre quello, lo conosce a memoria, bellissimo, in ogni momento ed in qualsiasi stagione, ma Silvia non riesce ogni volta a non fermarsi ad ammirarlo rapita, come se volesse imprimerselo nella memoria……….
L’avvolgente aroma del caffè la distoglie da quel panorama. Scende frettolosamente le scale e sorprende Enrico in cucina che imburra e spalma della marmellata di fichi su del pane appena tostato.
“Buon giorno love”… esclama, afferrando una di quelle splendide mele, verdissime, che stanno in bella mostra nel grande centro tavola, delle quali va matta ed è irresistibilmente attratta per quel loro gusto aspro che si sprigiona addentandole.
“Ciao amore mio. Volevo farti una sorpresa, portandoti la colazione a letto……..ma vedo che mi hai rovinato la sorpresa..”
“Fantastico !!! Non potevo scegliere un uomo migliore da sposare….ahahaha….
Comunque non ti disperare, amore mio, abbiamo tutta una vita davanti ed avrai tutte le mattine che vorrai per sorprendermi …. E ovviamente per portarmi la colazione a letto …..ahahaahah ”
Enrico le si avvicina e le sfiora le labbra con le sue…..
“Love: versa tu il caffè, che così io apparecchio fuori .. “
“Obbedisco !” esclama lei, e mentre si porta ai fornelli, fa piroettare in aria per l’ultima volta la mela prima di farla scrocchiare al suo morso.
Nel fresco e ombroso portico Enrico e Silvia consumano la loro colazione……..
“Hey love, ma ci pensi che questa è la nostra ultima colazione da singles ??? ”
“Wow…. Finalmente è arrivato questo giorno…. E non potevamo scegliere posto migliore………… Adoro da sempre questo casale, questa campagna, questo verde… L‘energia che si percepisce…”
” E questo uomo… no??? ”
” ahahahah”
“ahahaha”
“L’incanto di questo posto renderà magica e unica la nostra festa……….”
“Allora approfittiamone per goderci questi ultimi momenti..di pace…da soli…. signorina Silvia….. ”
E questi momenti di tranquillità se li sono proprio goduti tutti, perché di lì a poco il tranquillo e assonnato casale si sarebbe animato come mai, e la frenesia dei preparativi avrebbe portato tutti ad un agitato operare per assicurare il successo di questa festa nuziale.
Una Vita non basta.
Questo antico casale ha anche la sua bella chiesetta e quindi è apparso da sempre come la miglior location per celebrare il rito nuziale ed il banchetto che sarebbe poi seguito.
L’antica chiesetta di grandi blocchi di pietra ed impreziosita da quel meraviglioso crocifisso ligneo del ‘700 era stata per l’occasione adornata, con semplicità e buon gusto, di fiori.
Il folto numero di amici e parenti che erano lì a festeggiare e come testimoni della coronazione del sogno, del progetto d’amore di Silvia ed Enrico, stavano tutti lì assiepati, dentro e fuori la chiesetta, in un complice silenzio, per vivere e condividere l’emozione che ogni parola evocava, fino a quando le tanto attese parole ….
“…ed io vi dichiaro marito e moglie…”
non han dato via ad una esplosione di gioia e di applausi.
E come sempre accade in queste occasioni, tutti quanti si mettono poi fuori in febbricitante attesa per accogliere i novelli sposi.
Fragorose urla di gioia, con gli immancabili “ Hip hip hurrà “, “Viva gli sposi “, accompagnate da una copiosa pioggia di riso, riescono a sorprendere gli sposini non appena si affacciano all’ingresso della chiesetta….
L’allegria e la festa si sposta poi nell’enorme porticato, nel grande patio……dove tutto è stato allestito per la cena…
L’atmosfera gioiosa e giocosa si protrae fino alle prime ore del mattino, quando alla snocciolata gli ospiti lasciano la festa congedandosi coi novelli sposi.
E così Silvia e Enrico si ritrovano, di nuovo, soli.
Una Vita non basta.
Il silenzio è di nuovo padrone di quel luogo incantato e Silvia ed Enrico, rilassati su un dondolo si godono quella pace, quello spettacolare cielo stellato, ricordando questo e quell’episodio, quelle indescrivibili emozioni e la gioia, le risa.
Lei, accoccola tra le braccia di lui, si pizzica dolcemente il collo e quando vuole pizzicare anche quello di lui, lui si ritrae
“ Ma No, dai !!… Sai che mi da fastidio ….. E non riuscirò mai nemmeno a capire che gusto ci trovi tu nel pizzicarti. “
“ Sai che è un vizio che ho da sempre. Mi piace e basta … ah hah “
La stanchezza ed il sonno sembra proprio non volerli cogliere, nonostante le ansie e lo stress di quella lunghissima giornata.
Il cielo sembra cambiare colore sotto i loro sguardi: il nero si sta sbiadendo e avverte che la luce, piano piano, prenderà il posto del buio e che di nuovo il sole tornerà a far capolino su questo angolo di paradiso.
Poi l’idea esce fulminea……
” Perchè non andiamo giù al fiume a vedere l’alba?? e magari ci facciamo un bel bagno????”
” Daiiiii………….. Si dai… Tiriamo su la bicicletta però“
“ Andiamo !! … Tu Siediti sulla canna dai..…”
“ Aspetta, aspetta …. prendo su anche una bottiglia di spumante “…………….
E cosi… Gioiosi e sprizzanti di felicità e di energia., ancora vestiti di festa, lei con quell’ingombrante abito, se ne vanno un po’ insicuri sulla bici per un viottolo………
Una Vita non basta.
Di tanto in tanto danno un sorsetto alla bottiglia di spumante e ridendo e scherzando si portano sulla stradina sterrata che costeggia l’alto argine del fiume….
Sarà una buca, o sarà il vino, sta di fatto che i due perdono il già precario equilibrio e si ritrovano a rotolare giù per il ripido argine erboso ….
“ AHH !!! “
“ Ahahahhhaha …. tutto a posto???”
“ Ssisisi. …….…ahahah….. Oddio la mia bottigliaaa!!!“
“ Aahahaha …c’e’ n’è ancora un goccetto dentro ??“
“ Yesss! Dai, un sorsetto per tirarci su !!“
“ Ahahahahahhhhhhhahaha”
“ Ma hai visto…come è ripido…questo argine?…. con l’erba cosi alta…so anche io che si scivola…..cosi bene!!! Ahahahah “
“ AH!!!….. il mio vestito !! …Aahahhahaaa …sarà da buttare..
con quello che mi è costato !!………ahahahhaaha “
“ Ahahahhahaah dai…torniamo su !!“
“ Guardiamo chi arriva primo !“
“ Aspetta: la biciiiiiiii !!!“
E così i due cercano di riguadagnare la stradina sull’argine, ed a fatica si arrampicano sul ripido argine erboso:….. lei davanti, con l’entusiasmo di una bambina e la voglia di arrivare prima ed Enrico dietro che trascina la bici.
Con un ultimo slancio ed un gran tuffo Silvia guadagna la stradina………….
BBUUUUUUUUUUUMMMMMMMMMMMMMMMMMM
Una Vita non basta.
All’improvviso il buio avvolge ogni cosa ed un freddo la invade dentro…………
” Ma cosa sta succedendo?” si domanda attonita Silvia
“ Ma come può essere che di colpo si faccia questo buio?? da non vedere assolutamente più nulla???? e che faccia improvvisamente così freddo ? un freddo talmente umido da entrarmi fin dentro le ossa??? ”
Sconcertata formula queste domande, grattandosi la fronte, come se volesse spremerci una straccia di risposta; poi socchiude gli occhi……………..
“Enrico!!!!!!!!!!”
Lui è lì sopra di lei, che urla disperato:
” Silviaaaaaaaaa….Silviaaaaa!!! ….
O Dio ti prego !!……….Rispondimii….Silvia, ti prego…guardami !!! Dimmi qualcosa……….
AIUTOOOOOOOOO!!!!!
Vi PREGO AIUTATEMI !! … Chiamate qualcuno……………”
” Enrico: Ma cosa urli ? ……. Ma sei scemo???? ”
Silvia continua a non capire …
” Ma cosa sta succedendo???? ……
Ma cosa mi sta succedendo???? “
Ed il suo sguardo sembra spaziare…………..
e vede Enrico che urla disperato mentre la stringe a se, scuotendola; ……… poco più in la, vede un altro uomo, in piedi, che ciondola nervosamente la testa e le braccia, come se volesse far qualcosa, ma che resta li, inebetito; …..
Vede poi la bici, il ripido argine erboso e sopra, sulla stradina, un furgone: il furgone del latte …..
Volge indietro lo sguardo………..e solo allora il puzzle si compone e vede tutta la scena: vede se stessa tra le braccia di Enrico, insanguinata, senza sensi, senza vita !!!!!!
Come un flash ricorda e rivive quella faticosa ma divertente risalita su per l’argine, ricorda quell’ultimo slancio e poi, quell’impatto, violento, col furgone del latte che l’ha scaraventata di nuovo giù per quell’argine, che aveva così faticosamente guadagnato.
” Ma cosa significa tutto questo ??? oh Gesù, ti prego, aiutami !………. Non sarò … morta??……….”
Questa affermazione, detta così, inconsciamente, diventa una rassegnata consapevolezza che la lascia li, vuota, incapace di pensare e di agire, di fare qualsiasi cosa. Ed è travolta e trascinata in questo carosello di emozioni e di realtà che si susseguono, si incrociano, si dividono, si sovrappongono, dove non è solo protagonista ma anche spettatrice.
Una Vita non basta.
Sprofonda il viso tra le mani. Il freddo sembra farsi più pungente, è umido ed il buio tutt’intorno. Cerca di intravedere qualcosa, di vedere, di capire dove sia finita; si abbassa, si inginocchia e tasta il terreno: è terra, fredda, umida, nera…..
Cercando di penetrare l’oscurità riesce a vedere vicino a lei una parete, che gattonando lentamente raggiunge; la tasta: è sempre terra, fredda, umida terra.
Forse i suoi occhi, abituatisi al buio, le permettono di rendersi conto che si trova in una specie di galleria scavata grossolanamente nel terreno. Riesce a scorgere la sua ampiezza: sarà larga non più di quattro o cinque metri, ed alta non più di due metri e mezzo.
Ma non riesce a vedere ne l’ inizio ne la fine di questa galleria.
Quello che però riesce a vedere sono delle ombre che le passano davanti.
Scrutando meglio si rende conto che queste figure non sono che delle persone.
Incuriosita le osserva meglio e nota che c’e’ chi se ne va correndo, chi cammina spedito e chi invece si muove un pò indeciso e insicuro, ma tutti che vanno nella stessa direzione.
“Ma dove andranno questi qui???” si domanda Silvia e nell’intento di trovare una risposta guarda in quella direzione, dove tutti vanno e dove pare che tutti vengano inghiottiti dal nulla.
Si sforza di vedere, di penetrare questa assoluta oscurità…………
” Mah, sembra quasi ci sia una lucina laggiù in fondo. Che ci sia magari un’ uscita ????”
A questa domanda però non sa rispondere, e nemmeno trova il coraggio per alzarsi ed andare a vedere, a controllare cosa ci sia effettivamente laggiù in fondo.
Preferisce, anche se veramente non sta preferendo nulla, visto che non sta facendo una scelta, rimanere lì dove è venuta a trovarsi, e rimanere li, appoggiata alla parete della galleria, accocolata, stringendo a se le ginocchia, con l’intento forse di avvertire meno freddo.
La sua mente è totalmente vuota, priva di idee, di pensieri, di domande e rimane li, con gli occhi puntanti nel buio che a volte pare incrocino lo sguardo perplesso, interrogativo di coloro che passano di li.
Una Vita non basta.
Testimone muta del compiersi del proprio destino, assiste al disperato, quanto inutile, tentativo di essere rianimata ed al rientro del suo corpo in città, dove, nell’obitorio dell’ospedale viene composto nella sala mortuaria.
La sua incapacità di pensare e di fare qualsiasi cosa, come quella di tentare di opporre resistenza, di ostacolare in qualsiasi modo che le cose vadano sempre così e la consapevolezza di non saper, poter o voler reagire … la fa sprofondare sempre più nella disperazione.
E la sua disperazione non è dovuta solamente al fatto che tra un paio di giorni il suo bel corpo non sarà che un mucchietto di cenere, tumulato da qualche parte, quanto alla consapevolezza di non poter più stare con il suo Enrico.
Lei che mai aveva pensato, nemmeno ipotizzato, ma nemmeno per scherzo, ad un futuro, ad una vita senza di lui:
“ Che sarà di me? Cosa farò adesso ..da sola??? … E lui??? ”
E lui, li accanto a lei, accanto al corpo di lei, che non si rassegna e non si da una ragione.
E tutti i suoi mille perché continuano a non trovare una risposta.
E tutti e due restano li, uno accanto all’altra, così vicini e nello stesso modo così lontani, a vegliare disperati quel corpo e a condividere ancora una volta, per l’ultima volta, le stesse emozioni, lo stesso terribile dolore, con lo stesso senso di smarrimento, di impotenza, di svuotamento ………….
Ed anche gli amici, i parenti, i conoscenti faticano a credere, ad accettare l’idea che questi due giovani, tanto innamorati e che si erano fusi veramente ‘in un corpo e un’anima’, che non potevano e sapevano vivere uno lontano dall’altra, fossero stati divisi da un imperscrutabile destino.
Per lei leggere i pensieri dei presenti e sentire i loro commenti non fa che amplificare questa sua disperazione, questo senso di impotenza ………. E rimane li, accanto a lui, anche perché non sa in che altro posto stare …. e non ha nemmeno mai pensato, ne voluto stare in un posto senza lui.
Ma mentre lei, sa di star li, accanto a lui, lui non sa e precipita sempre più nella disperazione, nell’angoscia di chi crede di essere rimasto solo.
“ Sappiamo che è tremendo, che è una prova durissima, ma devi accettare la realtà, e renderti conto che lei se n’è andata.”
Gli amici gli parlano, cercando di trovare le parole più appropriate per aiutarlo ad accettare e a superare questa situazione, questo distacco ….
Ma lui non c’è, non ascolta, non sente. Svuotato, isolato nel suo dolore, impermeabile e imperturbabile da tutto quello che gli sta accadendo intorno, resta li, incollato alla sua adorata, tenendola per mano e baciandola, accarezzandola …..
E quando arriva il momento di doversi staccare definitivamente da lei, quando questa ultima separazione spezza il solo contatto rimasto, Enrico reagisce decisamente e violentemente, uscendo da quel suo apatico stato, sorprendendo tutti quanti: Piange, grida, impreca e attacca chi lo vuole separare da lei, al punto che alcuni amici sono costretti ad intervenire.
Questi lo afferrano per le braccia e con forza lo trattengono: lui strattona per liberarsi dalle prese, ma inutilmente e così cercando di divincolarsi, si contorce, si dispera, si accascia a terra e implora singhiozzando di non portargli via la sua Silvia.
Si rivolge agli amici, alle persone li intorno, implorando tutti, cercando in ognuno una complicità, un’aiuto, ma tutti restano li impietriti, uniti in un copioso pianto.
Anche la mamma di lei, prostata dal dolore per la perdita della sua ‘bambina‘, della sua unica figlia, è sconvolta ancor di più nel vedere il suo genero sprofondare in questa incontenibile disperazione.
E con l’intento di farlo ragionare, di riportarlo ad un atteggiamento più composto e rassegnato lo riprende, usando anche le parole più dure e più crude:
“ Ma vuoi ragionare o cosa? Devi renderti conto anche tu che la mia Silvia, la nostra Silvia, non c’è più, se ne è andata: è morta. Hai capito?? M O R T A !!!!! “
Anche Silvia assiste, impietrita dal dolore e in un pianto singhiozzante, ed anche lei non riesce a contenere tutta la sua disperazione, tutto il suo dolore, ed esplode, inveendo contro sua madre, e contro tutti quanti:
“ Piantala!!! Piantatela!!! Ma che cazzo dici?? Cosa ne sai te?? Cosa ne sapete voi?? Eh???” e come a sfidare ognuno dei presenti, affronta ognuno, in un ravvicinato faccia a faccia, e quasi a sfiorar loro il viso, urla:
“ Io sono qui ! …….Viva e vegeta !….. Cazzo vuol dire: andata , morta???
Andata dove??? Io sono qui ……. QUI !!! E ci vedo benissimo, ……. E ci sento benissimo, …. E allora??? Che cazzo vuol dire???? Ehh???? AHH!!! “
E affoga il suo dolore tra le lacrime, dove affonda anche tutta la sua disperazione, cosi come la sua faccia tra le mani.
Una Vita non basta.
“ Ah! Ah! Ah! “
Una fragorosa risatina la distoglie. Alquanto sorpresa ed irritata, sorpresa per sentire per la prima volta il suono di una voce talmente forte e ‘reale’ ed irritata e infastidita perchè quella risatina era davvero inopportuna, alza lo sguardo ‘incazzata’ e scrutando i presenti cerca di riconoscere il cretino che ci trova tanto da ridere.
Dietro alcune persone, scorge una ragazzina che se la ride
“ Ah!ah!ah! … Ma te sei morta, non ti possono sentire!!
Puoi arrabbiarti e urlare fin che vuoi che tanto non ti sentirà mai nessuno.
Ah! Ah! ”
“ E te come mai mi senti ???”
La bimba, con un grande sorriso si scosta un poco e volgendo il capo, invita Silvia a guardare dietro di lei; e così vede una piccola bara bianca e dentro …. la piccola.
“ Mi chiamo Annalisa ” si presenta la piccola, richiamando di nuovo su di se lo sguardo di Silvia. Uno sguardo incredulo e mentre Silvia perplessa cerca di realizzare, la piccola come per toglierle ogni dubbio prosegue:
“ Già .. Sono morta anch’io!!”
“ Ma è ingiusto, sei così piccola !! …. Avevi tutta la vita ancora da vivere ……. !!! “
“ Non puoi pensare ancora con la testa di un essere umano; a tutto quello che avresti potuto e voluto fare. Sai benissimo cosa sei venuta a fare …”
“ Ma come potevo immaginare che mi sarei innamorata tanto di questa vita e di quest’uomo ?? Lui è la mia vita, la mia vera essenza; … ma te ? ”
e guarda i genitori di lei disperati.
“ Ognuno ha qualcosa da imparare … Per questo abbiamo scelto di venire qua ……”
“ Ma cosa c’è da imparare da tutto questo ???
Dar vita ad una esistenza senza aver mai coscienza del perché ….
Portare avanti tutto quanto con sacrifici …. Facendo anche delle scelte difficili ….
Ma che senso ha ???? ”
“ Ma te non hai ancora capito nulla !!…….. ah ah ah ….
Ancora ragioni come loro!!.. Ahahahah … ”
Confusa Silvia chiude gli occhi, come per concentrarsi e per trovare più facilmente una risposta. ……
“ Dai andiamo !! ” la esorta Annalisa tendendole la manina.
Riapre gli occhi, e si ritrova ancora in quel luogo, buio, freddo, umido; senza replicare, ne opporre resistenza, Silvia accoglie l’invito di Annalisa, e così le due tenendosi per mano si incamminano per quel tunnel.
Dapprima Silvia è insicura, lenta, quasi trascinata dalla piccola, ma poi è con passo sempre più deciso.
La lucina che prima intravedeva a fatica alla fine di quel tunnel ora si fa sempre più nitida e vicina.
E più questa luce si fa luminosa e avvolgente, più il loro incedere accelera; Fino a quando, completamente avvolte da questa accecante luce bianca, si ritrovano correndo, sempre mano nella mano. Silvia è cosi leggera, e come svuotata da tutti quei pensieri, da tutte quelle angosce che fino ad un attimo prima la stavano distruggendo, corre, corre felice.
“Dai .. salta !!!” le urla Annalisa
%%%%%%%%%%%%%%%%%
Lascia un commento